- Creato: 29 Agosto 2016
La dignità nella catastrofe
Una grande lezione questa mattina alle esequie delle prime vittime del terremoto del 24 agosto.
Il dolore composto dei parenti seduti accanto a quelle bare mi ha toccato profondamente. Così come le parole del vescovo mons. Giovanni d’Ercole: “Un terremoto è la fine: un boia notturno venuto a strapparci di dosso la vita. La nostra terra, però, è popolata di gente che non si scoraggia. Non abbiate paura di gridare la vostra sofferenza, ma non perdete coraggio abbiamo pianto e sofferto insieme ma ora è il momento della speranza”.
Anche noi chiediamo a Dio “E ora che si fa?” sgomenti e inorriditi di fronte a tanto dolore.
Che si fa di fronte alla distruzione di tutto quello che hai costruito nella vita, della tua famiglia, dei tuoi affetti più cari? Può la fede aiutare a rialzarsi per ricominciare ancora a vivere?
Sappiamo per esperienze già vissute come il circo mediatico (e non solo) sia rapido nell’abbandonare questi teatri di devastazioni. A volte leggiamo di situazioni passate da decenni ma non ancora risolte nonostante tutte le promesse. La macchina della burocrazia stritola la buona volontà bloccando e ingarbugliando.
Spero che questa volta un impeto di responsabilità farà in modo che ciò non avvenga.
Anche la nostra Associazione si sta attivando per contribuire attraverso canali sicuri. Doneremo aiuti concreti come siamo abituati a fare certi che la nostra offerta confluirà in opere giuste.
Non dimenticheremo così come non abbiamo dimenticato l’Emilia, L’Aquila e altre tragiche realtà. Ho visto con i miei occhi il Friuli risorto da un terremoto altrettanto devastante come questo. Le fotografie di quelle pietre allineate e numerate perché venissero riusate come dovevano essere per ricostruire.
Auguriamo ai nostri fratelli il coraggio di riprendere la vita: forza non sarete soli!