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Blog ora terza


 


Ora Terza

 

 

Era l’ora terza quando lo crocifissero

Da duemila anni quell’ora terza è ferma sul quadrante del tempo.

Da duemila anni lo abbiamo sotto gli occhi e sotto le dita: tela dipinta, argento legno o madreperla. Da quando siamo nati, come la luna, come la bandiera, come il cucchiaio o la ruota, quel triangolo è nei nostri sensi quotidiani, abita nel domestico bazar di tutti. E quando moriamo qualcuno, invisibile dietro la nebbia, ce lo appoggia sulla bocca, quella forma fredda e levigata è l’ultima cosa cui dedichiamo amore.

Egli è tranquillità, famigliarità - ormai - quasi ogni volta. E’ l’antico omino nudo che penzola in fondo al rosario; o lungo i viottoli del Tirolo, sotto il tettuccio di abete, si scolora alla pioggia e lo salutiamo con un sospiro tornando a deliziarci del paesaggio.

E’ diventato un oggetto. Abbiamo cercato di mineralizzarlo, lo facciamo patetico o prezioso, d’oro o di mollica di pane, per liberarci della sua agonia e morte di uomo. Più lo riproduciamo e più ci dimentichiamo di lui, di quell’ora terza che è rintoccata milioni di ore fa sulla collina con vera erba, vero sangue, veri minuti.

Il mondo torna alla pace che gli occorre. Egli aveva provato a farne un grande organo di cattedrale, aveva cavato musica da branchi di porci, da pani secchi, da sgualdrine e da morti; ma il mondo ha preferito tornare al silenzio delle sue colline... perchè non suoni più gli ha messo due chiodi nelle mani.

Posato sull’ultimo respiro l’omino si libera dal suo gelo, spezza l’argento, confida il mistero dell’ora terza.

(da Luigi Santucci “Volete andarvene anche voi?”)

A proposito di Eritrea


 


Cristiani si o no

 

 

Tempi duri per chi dice di “avere Fede”.

E’ veramente arduo ai giorni nostri. Ci piacerebbe che anche per noi Gesù rifacesse il miracolo della risurrezione di Lazzaro, oppure della vista ridata al cieco nato. Avvenimenti tangibili da toccare con mano.

Viviamo un periodo caratterizzato da violenza, corruzione, indifferenza, solitudine, sofferenza.

Difficilissimo accettare un lutto, una grande perdita, una catastrofe. Vorrebbe dire avere la convinzione che siamo eterni dalla nascita, come ci insegna la nostra Fede. Ma i nostri limiti ci permettono di credere solo in quello che possiamo sperimentare.

La Chiesa è piena di cristiani sconfitti, convinti a metà. Invece la Fede può tutto e vince il mondo, ma occorre il coraggio di affidarsi a Dio

Parole spiazzanti di papa Francesco. L’alibi è quello di dare la colpa agli altri per la perdita dei nostri valori cristiani.

Sforziamoci di guardare al di là delle barriere della nostra umanità.

Spendere meglio il tempo, dare nuovo impulso ai giorni. Avere più coraggio per mettersi “contro”. Sorridere. Ringiovanire lo spirito.

Sono bei progetti di vita da realizzare oggi.

Insieme.

A proposito di Eritrea


 


A proposito di Eritrea

 

 

 


Una interessante iniziativa dell’Ufficio Cultura del Comune di Bollate “Città per la pace”, alcuni mesi fa, ci ha fatto conoscere la scrittrice Erminia Dell’Oro, nata ad Asmara dove suo nonno paterno si era trasferito ai tempi del colonialismo italiano.
Presidente dell’Unione Lettori Italiani, una prestigiosa associazione che organizza a Milano da trent’anni presentazioni di libri di narrativa, saggi, poesia, Erminia Dell’Oro come giornalista ha seguito le guerre di Eritrea ed Etiopia recandosi nelle zone dei conflitti.

Nel suo ultimo libro “Il mare davanti” la Dell’Oro racconta la storia vera di Ziggy che fugge dal suo paese per giocarsi il tutto per tutto sui terribili barconi che attraversano il Mediterraneo.
E’ un libro coraggioso e intenso che racconta senza reticenze le spaventose vicende del viaggio verso una libertà agognata e impossibile da vivere in patria.

Ziggy studia e si laurea in Eritrea ma si rifiuta di prestare servizio militare nei campi d’Eritrea, fra tutti l’inferno di Sawa, e fugge verso l’Europa. Pure sbarcato in Sicilia non lo attende una vita facile.
Vi invitiamo a leggere questo libro che parla di tutte le difficoltà e i conflitti di coscienza che attanagliano la vita di chi fugge per raggiungere la vita o la morte.
Ziggy ce la fa, con tenacia dettata dalla disperazione e con l’aiuto di amici, non ultima Erminia Dell’Oro che riporta con coraggio la sua testimonianza.

Chiudiamo con le parole nostalgiche di Ziggy, riportate dalle ultime pagine del libro:
Si va avanti e basta. Ho tentato di andare sempre avanti, tornando spesso indietro, ma infine ce l’ho fatta. 
Mi attraversano le voci della mia città, vedo Asmara, la sua luce, i suoi colori, vedo mia madre che scalda il ful, vedo mio padre che si avvia verso la chiesa, vedo i miei fratelli... vorrei dire che sto bene...”.

L'asino


 

Frati Cappuccini

sempre presenti!

 

 

 

I frati Cappuccini sempre presenti laddove la terra trema.

Mercoledì 24 agosto ore 03,36: la terra trema in quasi tutta l’Italia centrale. La gente avvolta nel sonno in questa calda notte d’estate, si sveglia di soprassalto e i loro occhi si aprono sul terrore, sulla devastazione, sul dolore che un violentissimo terremoto semina in diversi paesi.
I frati Cappuccini fin dai primi giorni dopo la tragedia sono stati presenti tra la gente nelle tendopoli e nelle strade.
Fra Orazio Renzetti guardiano e coordinatore della presenza dei frati ha illustrato ciò che i frati stanno facendo fra i terremotati.
Come si è concretizzata la presenza dei nostri frati? Hanno ascoltato il dolore, la rabbia, la ribellione della gente. Alcuni di loro erano vicini ai sopravvissuti nel momento straziante del riconoscimento delle vittime: corpi straziati, sfigurati, a volte identificati solo da un orologio, dal colore di un pigiama, da un giocattolo che un bimbo aveva portato con se nella notte. Sono entrati nelle Chiese semi distrutte e pericolanti, hanno risposto alla domanda di organizzare momenti di preghiera che soprattutto i molti volontari giunti da ogni parte d’Italia chiedevano per rimotivare e sostenere il loro impegno. Poi la semplice compagnia agli anziani, il gioco con i bambini. Ho visto i nostri frati con gli occhi lucidi stare in mezzo alla gente, con discrezione, con un silenzio pieno di rispetto e accoglienza, ho percepito il loro desiderio di dire che tra queste macerie, nel dolore profondo, nello smarrimento di chi ha perso tutto, Dio continua ad esserci e nello stesso tempo essere capaci di accogliere e accompagnare la fatica e la ribellione di chi Dio non lo vede più.” (da “Missionari Cappuccini n.4 - ottobre/dicembre 2016).

Dopo quasi 6 mesi da quel giorno, vogliamo ricordare e impegnarci per non dimenticare perché il tempo non cancelli queste ferite e non trascini nell’oblio le promesse.

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