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A proposito di Eritrea


 


Cristiani si o no

 

 

Tempi duri per chi dice di “avere Fede”.

E’ veramente arduo ai giorni nostri. Ci piacerebbe che anche per noi Gesù rifacesse il miracolo della risurrezione di Lazzaro, oppure della vista ridata al cieco nato. Avvenimenti tangibili da toccare con mano.

Viviamo un periodo caratterizzato da violenza, corruzione, indifferenza, solitudine, sofferenza.

Difficilissimo accettare un lutto, una grande perdita, una catastrofe. Vorrebbe dire avere la convinzione che siamo eterni dalla nascita, come ci insegna la nostra Fede. Ma i nostri limiti ci permettono di credere solo in quello che possiamo sperimentare.

La Chiesa è piena di cristiani sconfitti, convinti a metà. Invece la Fede può tutto e vince il mondo, ma occorre il coraggio di affidarsi a Dio

Parole spiazzanti di papa Francesco. L’alibi è quello di dare la colpa agli altri per la perdita dei nostri valori cristiani.

Sforziamoci di guardare al di là delle barriere della nostra umanità.

Spendere meglio il tempo, dare nuovo impulso ai giorni. Avere più coraggio per mettersi “contro”. Sorridere. Ringiovanire lo spirito.

Sono bei progetti di vita da realizzare oggi.

Insieme.

A proposito di Eritrea


 


A proposito di Eritrea

 

 

 


Una interessante iniziativa dell’Ufficio Cultura del Comune di Bollate “Città per la pace”, alcuni mesi fa, ci ha fatto conoscere la scrittrice Erminia Dell’Oro, nata ad Asmara dove suo nonno paterno si era trasferito ai tempi del colonialismo italiano.
Presidente dell’Unione Lettori Italiani, una prestigiosa associazione che organizza a Milano da trent’anni presentazioni di libri di narrativa, saggi, poesia, Erminia Dell’Oro come giornalista ha seguito le guerre di Eritrea ed Etiopia recandosi nelle zone dei conflitti.

Nel suo ultimo libro “Il mare davanti” la Dell’Oro racconta la storia vera di Ziggy che fugge dal suo paese per giocarsi il tutto per tutto sui terribili barconi che attraversano il Mediterraneo.
E’ un libro coraggioso e intenso che racconta senza reticenze le spaventose vicende del viaggio verso una libertà agognata e impossibile da vivere in patria.

Ziggy studia e si laurea in Eritrea ma si rifiuta di prestare servizio militare nei campi d’Eritrea, fra tutti l’inferno di Sawa, e fugge verso l’Europa. Pure sbarcato in Sicilia non lo attende una vita facile.
Vi invitiamo a leggere questo libro che parla di tutte le difficoltà e i conflitti di coscienza che attanagliano la vita di chi fugge per raggiungere la vita o la morte.
Ziggy ce la fa, con tenacia dettata dalla disperazione e con l’aiuto di amici, non ultima Erminia Dell’Oro che riporta con coraggio la sua testimonianza.

Chiudiamo con le parole nostalgiche di Ziggy, riportate dalle ultime pagine del libro:
Si va avanti e basta. Ho tentato di andare sempre avanti, tornando spesso indietro, ma infine ce l’ho fatta. 
Mi attraversano le voci della mia città, vedo Asmara, la sua luce, i suoi colori, vedo mia madre che scalda il ful, vedo mio padre che si avvia verso la chiesa, vedo i miei fratelli... vorrei dire che sto bene...”.

L'asino


 

L'asino e il contadino

 

 

 

Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscire. Il povero animale continuò a ragliare sonoramente per ore. Il contadino era straziato dai lamenti dell'asino, voleva salvarlo e cercò in tutti i modi di tirarlo fuori, ma dopo inutili tentativi, si rassegnò e prese una decisione crudele. Poiché l'asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla e poiché il pozzo era ormai secco e in qualche modo bisognava chiuderlo, chiese aiuto agli altri contadini del villaggio per ricoprire di terra il pozzo.
Il povero asino imprigionato, al rumore delle palate e alle zolle di terra che gli piovevano dal cielo, capì le intenzioni degli esseri umani e scoppiò in un pianto irrefrenabile. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto.
Passò del tempo, nessuno aveva il coraggio di guardare nel pozzo mentre continuavano a gettare la terra...
Finalmente il contadino guardò nel pozzo e rimase sorpreso per quello che vide. L'asino si scrollava dalla groppa ogni palata di terra che gli buttavano addosso, e ci saliva sopra.
Man mano che i contadini gettavano le zolle di terra, saliva sempre di più e si avvicinava al bordo del pozzo.
Zolla dopo zolla, gradino dopo gradino, l'asino riuscì ad uscire dal pozzo con un balzo e cominciò a trottare felice.


MORALE: quando la vita ci affonda in pozzi neri e profondi, il segreto per uscire più forti dal pozzo é scuoterci la terra di dosso e fare un passo verso l'alto. Ognuno dei nostri problemi si trasformerà in un gradino che ci condurrà verso l’uscita, nei momenti più duri e tristi, possiamo risollevarci lasciando alle nostre spalle i problemi più grandi, anche se nessuno ci da una mano per aiutarci.

L'asino


 

Frati Cappuccini

sempre presenti!

 

 

 

I frati Cappuccini sempre presenti laddove la terra trema.

Mercoledì 24 agosto ore 03,36: la terra trema in quasi tutta l’Italia centrale. La gente avvolta nel sonno in questa calda notte d’estate, si sveglia di soprassalto e i loro occhi si aprono sul terrore, sulla devastazione, sul dolore che un violentissimo terremoto semina in diversi paesi.
I frati Cappuccini fin dai primi giorni dopo la tragedia sono stati presenti tra la gente nelle tendopoli e nelle strade.
Fra Orazio Renzetti guardiano e coordinatore della presenza dei frati ha illustrato ciò che i frati stanno facendo fra i terremotati.
Come si è concretizzata la presenza dei nostri frati? Hanno ascoltato il dolore, la rabbia, la ribellione della gente. Alcuni di loro erano vicini ai sopravvissuti nel momento straziante del riconoscimento delle vittime: corpi straziati, sfigurati, a volte identificati solo da un orologio, dal colore di un pigiama, da un giocattolo che un bimbo aveva portato con se nella notte. Sono entrati nelle Chiese semi distrutte e pericolanti, hanno risposto alla domanda di organizzare momenti di preghiera che soprattutto i molti volontari giunti da ogni parte d’Italia chiedevano per rimotivare e sostenere il loro impegno. Poi la semplice compagnia agli anziani, il gioco con i bambini. Ho visto i nostri frati con gli occhi lucidi stare in mezzo alla gente, con discrezione, con un silenzio pieno di rispetto e accoglienza, ho percepito il loro desiderio di dire che tra queste macerie, nel dolore profondo, nello smarrimento di chi ha perso tutto, Dio continua ad esserci e nello stesso tempo essere capaci di accogliere e accompagnare la fatica e la ribellione di chi Dio non lo vede più.” (da “Missionari Cappuccini n.4 - ottobre/dicembre 2016).

Dopo quasi 6 mesi da quel giorno, vogliamo ricordare e impegnarci per non dimenticare perché il tempo non cancelli queste ferite e non trascini nell’oblio le promesse.

Un paio di scarpette rosse

 27 Gennaio 2017 - Giornata della memoria


 

Un paio di scarpette rosse

 

 

 

 C’è un paio di scarpette rosse

numero ventiquattro

quasi nuove:

sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica

‘Schulze Monaco’.

C’è un paio di scarpette rosse

in cima a un mucchio di scarpette infantili

a Buckenwald

erano di un bambino di tre anni e mezzo

chi sa di che colore erano gli occhi

bruciati nei forni

ma il suo pianto lo possiamo immaginare

si sa come piangono i bambini

anche i suoi piedini li possiamo immaginare

scarpa numero ventiquattro

per l’ eternità

perché i piedini dei bambini morti non crescono.

C’è un paio di scarpette rosse

a Buckenwald

quasi nuove

perché i piedini dei bambini morti

non consumano le suole.

(Joyce Lussu)

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