I piccoli campioni scalzi dell'Africa
Ci sono le infinite storie quotidiane di ragazzini che, nei posti più disparati dell'Africa, tirano calci a un pallone, sognando di diventare un campione.
Lo sport ha un grosso pregio: tiene i bambini ed i ragazzi lontano dalla strada, dove possono incontrare cattive compagnie, ritrovandosi poi a rubare o a compiere atti criminali.
In molti angoli dell'Africa, miseria e degrado fanno crescere troppo in fretta. La necessità aguzza l'ingegno ed espone allo sfruttamento. Moltissimi minori, bambini e bambine, ne sono vittime, nell'agricoltura come nei lavori domestici, nei piccoli commerci come nella prostituzione, allora lo sport ed il calcio in particolare, può diventare uno strumento di svago e di educazione, di affermazione dei propri diritti, di capacità di stare insieme, la strada per un futuro migliore.
Le esperienze positive si sprecano in Africa; la maggior parte appartengono così intimamente e spontaneamente alla vita di questi ragazzi, da passare praticamente inosservate. Li vedi giocare ovunque, a volte nei posti più improbabili, in una piazza, nel deserto o al limitare della foresta. Con quella passione e quel trasporto che cancella tutto il resto: in quel momento sembra non esistere nient'altro.
Lo sa bene chi si occupa di sport ed educazione, basti pensare alla decennale storia del C.S.I. in Italia, nato con questo spirito nel lontano 1944, eppure sempre da riscoprire.
In Africa ci stanno investendo seriamente ormai da diversi anni, molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare. Grazie alla Football League, molti bambini e giovani possono sfidarsi, divertirsi, imparare a vincere e a perdere, impegnarsi per un obiettivo comune, allenarsi per migliorarsi. Figura chiave in tutto questo processo è quella dell'allenatore. Come sempre, la scelta delle persone è fondamentale: durante gli allenamenti, infatti, i coach hanno l'arduo compito di non limitarsi a mettere un pallone in mezzo al campo, ma devono proporsi come modelli positivi da seguire, offrendo loro, in maniera ludica, le informazioni necessarie per una scelta consapevole per il loro futuro. Si tratta di un approccio olistico, che prevede la diretta partecipazione dei bambini, molti dei quali vengono da situazioni di povertà estrema.
Insomma, il calcio viene usato come collante per attrarre i giovani e per raggiungere obiettivi non solo sportivi. In quest'ultimo decennio, i valori fondamentali dello sport sono stati riconosciuti anche dalla comunità internazionale, come fattori molto importanti per la costruzione di una società civile più forte. Anche le Nazioni Unite, le grandi organizzazioni sportive e di cooperazione, governi e università, stanno creando nuove forme di collaborazione tra enti e istituzioni, che condividono l'obiettivo di dare una chance di educazione in più ai giovani.
In questa esperienza, si è inserito nel 2001 il progetto di Inter Campus, finalizzato alla formazione tecnica di allenatori, secondo metodologie pedagogiche e all'integrazione sociale di bambini di aree isolate ed emarginate.
Enrico e Tiziana hanno visto sfilare sul campo di San Siro, i ragazzini partecipanti alla prima Coppa del Mondo Inter Campus, ed è stata una grandissima emozione vedere fra gli altri, bambini israeliani e palestinesi, fare il giro del campo tenendosi per mano. Questa competizione ha radunato in Toscana oltre trecento bambini provenienti da diciannove Paesi.
E’ impressionante vedere la voglia di giocare che c’è nei loro occhi, non hanno niente, ma sportivamente hanno tutto. Questo dovrebbe essere di esempio ai nostri ragazzi, per capire il valore vero delle cose.
Grazie alla grande sensibilità di F.C. Internazionale, il 6 maggio 2011, sono stati donati a Gabriella e Tiziana da Francesco Toldo, 10 kit completi di calcio, che sono stati consegnati da Tiziana ed Enrico alla missione di Konto in Etiopia, durante la loro esperienza di volontariato dell’Agosto 2011.
“Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio.”
(Jorge Luis Borges)