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Gli Elfi operosi

 

Tutti noi abbiamo ben presente l’immagine degli Elfi che si vedono in ogni film su Babbo Natale.

Sono piccole creature che aiutano Babbo Natale a confezionare e ad organizzarsi per la consegna dei regali a tutte le persone buone.

Ma sono una leggenda? Oppure sono veri? Qualcuno ha cercato di spiarli attraverso la finestra del loro laboratorio segreto ma non sono riusciti nel loro intento.

Invece noi del Seme della Speranza li conosciamo bene. Abbiamo un ottimo rapporto di amicizia con queste meravigliose creature che lavorano senza tregua per preparare le strenne da offrire agli amici dell’Associazione in occasione del Natale.

Non possiamo descriverli o fotografarli perché gli Elfi hanno dei poteri magici. Spesso hanno un aspetto giovane nonostante l’età... sono sempre gioiosi anche in mezzo alle preoccupazioni e alle cose tristi che accadono nel mondo reale. Mentre lavorano con lena scherzano e ridono tra di loro. Confezionano in un batter d’occhio oggetti deliziosi che poi, offerti dai nostri volontari negli stand organizzati per Natale, si trasformeranno in pasti caldi per i bimbi eritrei ed etiopi. Che felicità!!!!!

Sul numero degli Elfi non si ha un dato certo: alcuni sostengono siano quattro, altri sei, altri ancora sono convinti che siano nove. E ne hanno del lavoro da fare!

Certo la loro sede preferita è lassù, in mezzo all’enorme distesa di neve, dove da qualche parte nascosto, c’è il villaggio segreto di Babbo Natale.

Ma una succursale è anche qui, a Bollate, e a ben cercare potrete trovare anche voi gli Elfi operosi più vicini di quanto crediate.

Se però vi avvicinerete a loro per dare una mano in più, una raccomandazione: offrite il vostro aiuto con allegria perché i musi lunghi non sono graditi.

Coraggio: cercate perché chi cerca trova!

Badate a non lasciarvi ingannare

In questi giorni assistiamo con sgomento a fatti che ci turbano nel profondo. Sentirci impotenti di fronte a tutto quello che accade, provare paura, terrore, incertezze su tutto quello che ci circonda. Sentiamo crollare il nostro mondo quotidiano. Le nostre sicurezze ci appaiono fragili, prive di senso.

Quando questi fatti terribili succedono vicino a noi, nel cuore della nostra placida Europa, ci sentiamo destabilizzati.

Poco importa se fino a ieri abbiamo sentito parlare di carneficine in altre parti del mondo: l’aereo caduto in Egitto, i massacri di Boko Haram in  Nigeria, la guerra in Siria, la dittatura feroce in Eritrea, la carestia e la fame in Etiopia. Potremmo continuare il lungo elenco di fatti sconvolgenti che però ci appaiono lontani.

Ora no. Ora ci uccidono qui, in casa. Abbiamo paura.

Ecco: forse è il momento giusto per fare chiarezza in noi stessi. Per non ascoltare le casse di risonanza false dei media e dei social.

Noi cristiani abbiamo la grande responsabilità di seguire Cristo. Il Vangelo è chiaro a riguardo.

Conserviamo la Fede e comportiamoci come figli della Luce. Fuggiamo dai frastuoni.

“Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo...”(Lc 21,5-28)

Ritroviamo uno stile di vita più sobrio, moltiplichiamo il nostro aiuto a chi soffre. Continuiamo a testa alta la nostra testimonianza perché non serve e non dobbiamo avere paura.

Tante sono le occasioni per fare del bene. Basta guardarci intorno con un pò più di attenzione e di empatia nei riguardi del nostro prossimo.

Con la nostra Associazione siamo presenti anche in diverse realtà italiane, in aiuto dei più deboli fra noi. E continuiamo con i nostri progetti in Eritrea ed Etiopia consapevoli che i più poveri fra i poveri ci osservano e ci giudicheranno.

Ci corre l’obbligo morale e sociale di perseverare, ancora di più in questi frangenti dolorosi.

Coraggio.

 "Uccidere in nome di Dio è una bestemmia!"

Papa Francesco (Angelus del 15 novembre 2015)

Come Francesco

Tra i più belli figli di Dio c’è Francesco, al quale da giovane ho dedicato questa riflessione:

...e venne un uomo dagli occhi chiari: guardava tutti come un bambino.

Era scalzo ricoperto di un saio: aveva il sorriso divino.

Camminava, camminava pregando lungo il greto dei fiumi.

Saltava sui sassi con passo di danza.

Baciava i lebbrosi, abbracciava la terra.

Chiamava il sole e il fuoco fratelli

l’acqua e la morte sorelle.

Cercava conforto nei fiori e voci nelle tacite stelle.

Francesco è una stupenda sintesi delle beatitudini sia nello sposare “madonna povertà”, sia nello spendere la sua vita per cercare il Principe della pace.

E lo chiamano pazzo. Egli precorre i tempi e subisce la sorte di tutti quelli che facendo propria la follia delle beatitudini, ieri come oggi, rischiano la vita per la pace: figli di Dio che nel silenzio e nel nascondimento fanno progredire il regno del Padre qui, su questa terra.

 (don Valentino Salvoldi)