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Preghiamo per la nostra terra

  

Preghiera per la nostra terra



  

Dio Onnipotente,

che sei presente in tutto l’universo

e nella più piccola delle tue creature,

Tu che circondi con la tua tenerezza

tutto quanto esiste,

riversa in noi la forza del tuo amore

affinché ci prendiamo cura

della vita e della bellezza.

Inondaci di pace,

perché viviamo come fratelli e sorelle

senza nuocere a nessuno.

O Dio dei poveri,

aiutaci a riscattare gli abbandonati

e i dimenticati di questa terra

che tanto valgono ai tuoi occhi.

Risana la nostra vita,

affinché proteggiamo il mondo

e non lo deprediamo,

affinché seminiamo bellezza

e non inquinamento e distruzione.

Tocca i cuori

di quanti cercano solo vantaggi

a spese dei poveri e della terra.

Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa,

a contemplare con stupore,

a riconoscere che siamo

profondamente uniti

con tutte le creature

nel nostro cammino

verso la tua luce infinita.

Grazie perché sei con noi tutti i giorni.

Sostienici, per favore, nella nostra lotta

per la giustizia, l’amore e la pace.

(dall'enciclica “Laudato si” di papa Francesco)

 

Women for Africa

 

 

 

Women for Africa

  



 

Il 31 luglio è la festa delle donne del Continente Nero. Le celebra la commissaria dell’Angola, il Paese con più quote rosa in Parlamento.

Non c’è solo l’8 marzo per festeggiare le donne. L’altro appuntamento è il 31 luglio, giornata della Donna Africana. L’African women’s day è una ricorrenza cui tiene moltissimo Albina Assis Africano, commissaria generale del Padiglione Expo dell’Angola e presidente del comitato organizzativo che riunisce tutti i commissari dei Paesi coinvolti.

Albina Assis Africano è ingegnere chimico. E’ stata ministro del petrolio dell’Angola dal ’92 al ’99 e poi dell’Industria: nessuna meglio di lei può rappresentare il ruolo sempre più centrale che sta assumendo la donna in Africa.

Lavoro bene anche con gli uomini - dice Albina - ma devo riconoscere che le donne sono più attive e più ferme. Abbiamo bisogno della loro forza per migliorare la qualità della vita delle persone, ovunque e ancor di più in Africa. Festeggiarle è una gioia e un dovere

da Gioia n. 29- Marta Dore

La fame non va in vacanza

 

La fame non va in vacanza

  



Ennesima emergenza umanitaria nel Corno d’Africa, dall’Eritrea ci giunge nel mese di aprile una richiesta di aiuto dal nostro caro Abuna Thomas:

“Carissimi amici del Seme della Speranza, faccio appello con i miei confratelli al cuore generoso delle persone che fanno riferimento alla vostra associazione, per chiedere aiuti per la nostra Eparchia e per la gente di Barentù e dintorni, che si trovano in una situazione di estrema povertà. Necessitano aiuti primari per la sopravvivenza, soprattutto per le famiglie povere e per i bambini orfani o abbandonati.”

Non potevamo rimanere indifferenti  a tale richiesta, cosi è partito un tam-tam  tra famigliari, amici e conoscenti, a cui si è aggiunta una importante donazione di prodotti alimentari da parte di una grande catena distributiva.

Anche questa volta possiamo così guardare con orgoglio al risultato ottenuto. Presto partiranno per l’Eritrea:

kg. 325 di pasta in vari formati;
lt. 118 di olio d’oliva e di semi;
kg. 70 di zucchero;
kg. 191 di legumi misti;
kg. 32 di riso;
kg. 82 di pomodori pelati in scatola;
kg. 25 di tonno in scatola.

E’ piccola cosa in confronto alla grande necessità di questa popolazione, ma come diceva sempre Madre Teresa, è una piccola goccia nel mare del bisogno. Bisogno di aiuto che va aggravandosi di giorno in giorno, nel quasi totale silenzio dei media italiani ed internazionali.

Un grazie sincero a tutte le persone che hanno risposto a questa richiesta di aiuto.

I volontari de Il Seme della Speranza o.n.l.u.s.

Lettera aperta ad una mamma etiope

 

 

Lettera aperta ad una mamma etiope

  



TRE PANNOCCHIE... GRATITUDINE IMMENSA...

Ci sono luoghi dove nascere é gioia nonostante la povertà e l'assenza di comodità... niente luce, solo quella del fuoco, niente acqua se non quella pioggia torrenziale, niente attrezzature all'avanguardia, nessun pannolino, vestitino o copertina, se non pochi “stracci” o se hai fortuna, un maglione regalato lì per lì, per scaldare una vita nuova che si affaccia al mondo piangendo con tutto il fiato che ha perché ha già capito che per lui la vita non sarà mai facile, ma, sicuramente  felice.
Ci sono persone che pur non avendo nulla posseggono una grande cosa: la dignità, unita ad una grande  generosità e un senso di gratitudine immenso.
Ci sono gesti così semplici, per ringraziare perché tuo figlio che credevi di poter perdere o che pensavi affetto da qualche menomazione fisica per la criticità del parto che é stata tale da farti temere il peggio, che ti spingono a fare chilometri e chilometri a piedi nudi sotto al sole cocente o nel fango sotto alla pioggia che qui è torrenziale, per portare tutto quello che hai alla persona che neanche capisce la tua lingua, ma che in una notte piovosa senza pensarci troppo, ha seguito l'ordine della vecchia e troppo stanca Sister (Suora, Sorella) che la sollecitava a prendere la jeep e ad andare al villaggio perché c'era un "problema da risolvere presto prima che si trasformasse in tragedia!"... e quando è arrivata ha capito la gravità della situazione e a gesti perché la tua lingua è difficile da imparare in un mese, con un sorriso o con un tono di voce deciso, inginocchiata per terra incurante delle formiche giganti che le mordevano le gambe ti ha aiutato a far venire alla luce il tuo piccolino.
Troppa la strada per arrivare alla Missione, troppo il dolore e la sofferenza l’unico aiuto da questa "farangi" (straniera) che fortuna vuole é un'infermiera ma che non ha mai fatto nascere nessun bambino! Ha aiutato a far battere cuori stanchi, malati, ma far nascere bambini quello proprio no! Tutti insieme, ce l'abbiamo messa tutta e ce l'abbiamo fatta però!

L'abbraccio ricevuto dalla gente del villaggio, le preghiere ma soprattutto le tre pannocchie che mi hai portato il giorno dopo in segno di ringraziamento e gratitudine sono preziose e valgono molto di più dell'oro. Nel mio cuore e nei miei occhi rimarrà sempre il ricordo di tanta generosità e riconoscenza. Gesti semplici a noi così lontani, ma così carichi di significato.

Roberta Scarri 

Oscar Romero

 

Oscar Arnulfo Romero

  



PACE, PERDONO, RICONCILIAZIONE, NON VIOLENZA... tutte queste idee sono teoricamente vere per il vescovo Romero, ma sono i poveri della sua diocesi ad obbligarlo a vedere il mondo con i loro occhi e a diventare profeta e martire della pace.

Nonostante le minacce nei suoi confronti il vescovo “rivoluzionario”, si convince sempre più dell’importanza di farci voce critica, in una terra gravemente segnata dalla violenza e dalle ingiustizie dei potenti verso i poveri e gli ultimi, in un’omelia del 1979 pochi giorni prima di morire afferma: “il sangue non fa che negare l’amore, svegliare nuovi odi, rendere impossibile la riconciliazione e la pace. Ciò di cui abbiamo bisogno è che cessi la repressione. Niente di tutto ciò che è violento è duraturo... In nome di Dio e di questo popolo sofferente cessate la repressione”.

Tutto ciò è costato la vita al vescovo Romero, assassinato nella cattedrale, proprio mentre celebrava la Santa Messa. “E’ il mio corpo per voi e per tutti”, stava dicendo alzando l’ostia. “E’ il mio corpo per voi", poveri di El Salvador - aggiungo io.

Ora i Salvadoregni hanno un santo in cielo, a perorare la loro causa.

A lui costantemente va la mia preghiera, mentre gli chiedo scusa per non aver avuto il suo coraggio nel testimoniare il Vangelo.

Romero, pure io ti ho ammazzato

perché ho taciuto di fronte al dilagare dell’ingiustizia.

Romero, ti ho ammazzato

perché ho lasciato che l’odio prevalesse sull’amore.

Romero, ti ho ammazzato

perché non ho meritato io quella pallottola.

Ma oggi non grido contro la giunta fascista

che assolda l’imbecille mano di un killer.

Grido contro le mie e le altrui omissioni,

contro l’assuefazione al male e l’apatia,

colpe gravi che ogni giorno - ancora -

rendono possibile “l’assassinio nella cattedrale”.

Tu che fai parte della schiera dei martiri,

Sant’Oscar Arnulfo Romero,

chiedi perdono a Dio per me,

per tutti noi che ti lasciamo morire.

(don Valentino Salvoldi)

 

Beatificazione il 23 maggio 2015 nella sua  San Salvador

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