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Se Cristo tornasse




Se Cristo tornasse


 



Se Cristo tornasse oggi tra noi, la gente non lo metterebbe più in croce. Lo inviterebbe a cena, lo ascolterebbe e gli riderebbe dietro le spalle” (Thomas Carlyle)

Non sono pochi i film che hanno immaginato un ritorno di Cristo per le strade di oggi, all’interno dei palazzi delle nostre metropoli e persino nelle chiese a lui consacrate.

Ma se dovessimo immaginare un suo ritorno in mezzo a noi, potremmo forse correre il rischio di dar ragione allo storico scozzese a cui dobbiamo la frase sopra proposta. Eppure lui faceva questa affermazione nell’Ottocento. Oggi sarebbe ancora peggio. Potrebbe capitare a Gesù, con quei lineamenti un po’ orientali, di esser fermato per un controllo dei documenti.

L’elemento che vorrei sottolineare è però quello della derisione benevola. No, non è una esagerazione teatrale o narrativa. Tanti cristiani non prendono sul serio il cristianesimo con le sue verità e le scelte che esige. Un’infarinatura di preghiere e di qualche opera buona non è una risposta al discorso della montagna e ai suoi appelli, così come una vaga conoscenza dei Vangeli non copre la richiesta che Cristo avanza di adesione alla sua rivelazione di verità, di amore, di libertà. Le sue parole, se ridotte a dialogo di società, si spengono, perché esse in realtà hanno il fuoco dentro e vorrebbero invece accendersi nelle menti e nelle anime.

Non si può solo lasciarlo parlare e poi irriderlo perché è “esagerato”. Eppure è questo il rischio che stiamo correndo nel grigiore dei nostri giorni.

Da “Le parole del mattino” di Gianfranco Ravasi

Shalom




Anno vecchio

e anno nuovo

 


Ed eccoci di nuovo a Natale.

Ci eravamo scambiati gli auguri poco tempo fa ed invece è trascorso un intero anno.
I giorni e i mesi ci sono scivolati tra le dita.

Un anno strano il 2016. Un anno bisestile, poco promettente e infatti la cronaca è stata piena di eventi dolorosi. Le guerre, i muri, le stragi e gli attentati. Quelli noti e quelli consumati nel silenzio e anche a nostra insaputa per mano della furia terrorista  in Siria, in Iraq, in Nigeria, in Sudan...

E poi il terremoto in centro Italia, i rifugiati, i disoccupati, la povertà che morde anche qui.

Vi ringraziamo cari amici per la fiducia che continuate a dimostrarci. Nonostante tutto quello che sta succedendo anche qui intorno a noi, ci dimostrate un affetto e una generosità che ci commuovono.

Le notizie dai nostri amici e volontari in Etiopia e quelle da padre Thomas in Eritrea ci confortano e ci esortano a continuare.
Istruzione, alimentazione e sanità faranno camminare da soli questi popoli martoriati che desiderano solo non dover abbandonare la loro terra.

E allora amici cari: ci lasciamo alle spalle un anno bisestile dominato da problemi ma per la nostra Associazione ricco di lavoro.
L’anno nuovo è tutto da scrivere facciamolo ancora migliore!!

Il Natale dei bambini





Il Natale dei bambini

 




Natale si avvicina, portando con se la luce e la speranza che vengono dalla grotta di Betlemme.

Papa Francesco afferma che il Bambino Gesù “è il segno dato da Dio a chi attendeva la salvezza e rimane per sempre il segno della tenerezza di Dio e della sua presenza nel mondo“.

Anche oggi i bambini sono un segno di speranza e di vita, ma anche segno diagnostico per capire lo stato di salute di una famiglia, di una società, del mondo intero. Quando i bambini sono accolti, amati, custoditi, tutelati, la famiglia è sana, la società migliora, il mondo è più umano.

Oggi più che mai i bambini hanno bisogno di essere accolti e difesi. Denunciamo le condizioni disumane in cui versano molti piccoli sfruttati, maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e di traffici illeciti.

Secondo i dati più recenti, il lavoro minorile coinvolge 150 milioni di bambini tra i 5 e i 14 anni nei Paesi in via di sviluppo. Per non parlare del ruolo affidato ai bambini nelle guerre.

In risposta a questa emergenza abbiamo deciso di dedicare la campagna di Natale ancora una volta proprio ai bambini che oggi ci interpellano col loro pianto.

Apriamo il nostro cuore ai più piccoli tra i nostri fratelli: basta poco per cambiare il destino di tanti bambini e fare in modo che le loro lacrime si trasformino in un sorriso.

Aiutateci a realizzare il progetto di ristrutturazione e riqualificazione della scuola Saint Mary di Dubbo in Etiopia.

Leggete il nostro sito e certamente troverete il modo, anche con poco, di aiutarci in questa opera di giustizia sociale.

Grazie.

( dati tratti da “Cuore amico” novembre 2016)

Shalom




"Shalom!"

L'augurio di pace

 



Una notte di Natale, Ghandi passeggiava con alcuni suoi discepoli vicino ad una chiesa cattolica, quando sentì cantare il “Gloria”.
Si rattristò e con amarezza disse:

Non c’è gloria in cielo se non c’è pace sulla terra. Finchè ci sarà un solo uomo che muore di fame e tu non diventi pane per lui, finchè ci sarà anche solo una persona in carcere e tu non vai a spezzare le sue catene, finchè ci sarà anche un solo essere umano che soffre di solitudine e tu non vai a trovarlo. Cristo non è ancora nato per te”.

La venuta del Salvatore si manifesta in noi attraverso il dono della pace: pace del cuore che diventa anelito ad una pace universale.

Siamo in pace con noi stessi quando abbiamo un motivo per cui sperare ed essere contenti, quando ci alziamo al mattino entusiasti perché si apre davanti a noi un’altra giornata per amare ed essere amati. Siamo in pace con gli altri quando le nostre relazioni sono buone, quando non temiano l’altrui giudizio, ma vediamo il confronto come momento stimolante e proviamo gioia nello spendere il nostro tempo con persone significative. Siamo in pace con Dio quando, nonostante i suoi silenzi, lo sentiamo come una presenza che dà un senso al nostro vivere e ci sprona a cercare ragioni per rendere questa esistenza un dono per tutti.

La pace è un dono che sgorga da una sorgente divina e rende “figli di Dio” quanti s’impegnano a costruirla:

“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”  (Mt. 5,9)

( don Valentino Salvoldi)

 

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25 Novembre 2016



Una giornata contro

la violenza sulle donne




La giornata, istituita dalle Nazioni Unite nel 1999, è stata adottata con una mozione che descrive la violenza contro le donne come “uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in posizione subordinata rispetto agli uomini”.

La data è stata scelta in ricordo del brutale assassinio delle tre sorelle Mirabel, avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana: considerate rivoluzionarie, furono torturate, massacrate, strangolate.

I dati dell’ONU rilevano che il 35% delle donne nel mondo ha subito una violenza fisica o sessuale e che due terzi delle vittime degli omicidi in ambito familiare sono donne.

In Italia, secondo i dati Istat di giugno 2015, sono 6 milioni 788 mila le donne che hanno subito violenza nel corso della vita. Nel 2009 è stata istituita una legge contro lo stalking, ovvero le molestie continuative e che serve a proteggere soprattutto le donne perseguitate da ex violenti e ossessivi.

Quest’anno è stata approvata la Legge sul Femminicidio che sancisce come aggravante la relazione affettiva con la donna vittima.

(da “Io donna” n. 47)

 

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