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Sperare





Sperare



 

 

Adesso la speranza la vendono per poco. E’ crollata la fiducia nelle statistiche e nelle proiezioni che assicuravano la fine della crisi, la cosiddetta “ripresa” che dovrebbe chiudere come una parentesi da dimenticare anni di difficoltà e autorizzare a spendere e a spandere “come prima” alla faccia dei poveri. Perciò adesso si dice: “speriamo”.

Le promesse della scienza che assicurava di trovare un vaccino per tutto e di garantire una vita lunga e felice si sono rivelate piuttosto problematiche e a proposito della scienza si comincia a dubitare che sia tutto bene quello che riesce a fare e disfare. Perciò i malati dicono: “speriamo”

I discorsi dei politici sono venuti a noia a molti e quasi non si ascoltano più i progetti per rendere più sopportabili le cose, mentre si vive ingarbugliati in complicazioni irritanti. Perciò la gente dice (o piuttosto sospira): “speriamo”.

La speranza si vende a poco, è una maniera vaga di fidarsi della vita, un modo di dire per dare una scusa alla pazienza.

La speranza che vale, la virtù cristiana che ha sostenuto i santi e generato i martiri, non è l’ingenua aspettativa a proposito del futuro, ma la fiducia nelle promesse di Dio e nella sua salvezza. Non riguarda l’indice della borsa ma la gioia perfetta ed eterna. Non confida nella diminuzione delle tasse, ma aspetta il ritorno del Signore risorto.

E poiché si sente autorizzata a puntare così in alto, non ha paura di niente e mette mano con una sorta di slancio infaticabile all’impresa di aggiustare il mondo: non costruisce per sé un angolino tranquillo nelle tribolazioni della storia, ma si appassiona alla missione, come quel servo che vive aspettando il ritorno del Signore.

(da “Vocabolario della vita quotidiana” Mario Delpini Arcivescovo di  Milano)

Giornata Missionaria Mondiale 2014

1 Novembre 2017



E' brutto pensare alla morte



Il filosofo Epicuro scriveva che è sciocco avere paura della morte, perché quando noi viviamo la morte non c’è, e quando c’è lei non ci siamo noi. Questa frase si capisce a partire dal suo pensiero che dice questo: se il piacere e la sofferenza sono entrambi legati al sentire, la morte altro non è che l’assenza del sentire. Perciò se la morte equivale a non sentire nulla, è inutile angustiarsi.

A nessuno piace pensare alla morte. Si teme l’attesa della morte e la sua modalità. Eppure non è così che si elimina il problema. La natura è fatta così, tutto nasce, cresce, si riproduce e poi muore.

Riflettere sulla nostra fine ci spaventa, ci lascia smarriti, ma non dobbiamo vivere distrattamente, come se questo evento non si dovesse verificare mai. E’ sbagliato far finta di nulla.

Ho letto una volta una cosa curiosa: la vita è come avere ogni mattina qualcuno che ti versa sul conto 86.400 euro. Tu puoi spenderli bene o male, come vuoi. Giunta la notte il tuo conto si azzera, ma la mattina dopo avrai gli stessi soldi e la mattina dopo ancora e ancora.

I secondi contenuti in una giornata sono 86.400: tu puoi scegliere di spenderli al meglio, oppure puoi scegliere di spenderli male, o così così.

E’ una strana metafora, eppure rende l’idea: infatti nel linguaggio comune usiamo il verbo “spendere” sia con il denaro che con il tempo. Credo che il desiderio di una vita buona sia di grande aiuto nella paura della morte, perché alla fine, quando ciascuno farà il bilancio del proprio percorso sulla terra, sapere di avere compiuto qualcosa che rende la vita degna di essere vissuta è il motivo che renderà accettabile la morte.

 (da Credere n. 22 del 28 maggio 2017 - Francesca Fabris)

 

Blog l'umiltà

 

 


Vietato lamentarsi

 

 

 

Vietato lamentarsi”: dice così il cartello che papa Francesco ha fatto affiggere qualche tempo fa sulla porta del suo appartamento a Santa Marta.
Sul cartello, oltre all’invito a non lamentarsi, si legge che “i trasgressori sono soggetti ad una sindrome di vittimismo con conseguente abbassamento del tono dell’umore e della capacità di risolvere i problemi” e che “la misura della sanzione è raddoppiata qualora la violazione sia commessa in presenza di bambini. Per diventare il meglio di sé bisogna concentrarsi sulle proprie potenzialità e non sui propri limiti. Quindi: smettila di lamentarti e agisci per cambiare in meglio la tua vita”.
Se Francesco ha deciso di appendere il cartello vuol dire che non poche persone vanno da lui a lamentarsi di qualcosa.
Perché in Italia lo sport più praticato non è il calcio ma il lamento.
C’è chi si laurea in lamentologia e ottiene voti alti perché si lamenta di tutto, anche se non c’è un motivo valido. Il lamento è un’abitudine e spesso non è legato a determinate circostanze. Se siamo abituati a lamentarci lo faremo sempre. Se c’è il sole ci lamentiamo perché sudiamo, se non c’è ci lamentiamo per la pioggia...
Chi è abituato a lamentarsi lo fa automaticamente, perché è entrato in una sorta di cappa vittimistica... se perdiamo tempo a lamentarci, quel tempo lo sottraiamo alla ricerca delle soluzioni per migliorare la nostra vita.
Quindi dobbiamo cambiare sport: dallo sport del lamento a quello delle soluzioni. Trovare soluzioni insieme per vivere meglio.

(da “Vietato lamentarsi” di Aldo Maria Valli - Il Messaggero di Sant’Antonio )

Giornata Missionaria Mondiale 2014

22 Ottobre 2017




Giornata Missionaria Mondiale





Padre nostro missionario

PADRE - che consideri tutte le persone uguali

NOSTRO - di ognuno, di tutti quei milioni di persone che abitano la terra, senza differenza di età, colore o pelle

CHE SEI NEI CIELI - e sulla terra e in ciascuna persona, negli umili ed in coloro che soffrono

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME - nei cuori pacifici di uomini e donne, bambini, anziani, qui e altrove

VENGA IL TUO REGNO - il tuo regno di pace, amore, giustizia, verità e libertà

SIA FATTA LA TUA VOLONTA’ - sempre e tra tutte le nazioni e tutti i popoli

COME IN CIELO COSI’ IN TERRA - che i tuoi piani di pace non siano distrutti dai violenti e dai tiranni

DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO - che sia impastato di pace e di amore e allontani da noi il pane della discordia e dell’odio che genera gelosia e divisione

DACCELO OGGI - perché domani potrebbe essere troppo tardi. Stanno già puntando i missili e forse, qualcuno li sparerà

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI -,non come perdoniamo  noi ma come perdoni tu, senza risentimento, senza rancore nascosto

NON CI INDURRE IN TENTAZIONE - di guardare gli altri con sospetto, di dimenticare i nostri fratelli e le nostre sorelle nel bisogno, di accumulare per noi stessi ciò che potrebbe essere necessario per gli altri, di vivere bene a spese altrui

LIBERACI DAL MALE - che ci minaccia, dall' egoismo dei potenti, dalla morte causata dalle guerre e dalle armi, perché siamo in tanti, Padre, a desiderare di vivere in pace e di costruire la pace per tutti.

                                                                      (Don Orione)

Blog l'umiltà

 

 


Madre coraggio

 

 

 

Leggendo questo scritto intitolato "Madre coraggio" su un settimanale, sono tornata con il cuore al periodo di volontariato mio e di Enrico nel 2012 presso le Suore Missionarie del Sacro Cuore di Gesù a Dubbo in Etiopia e alla piccola Immut. Questa bimba è stata adottata dagli amici de Il Seme della Speranza e fino ad allora, l'avevamo vista solo in fotografia ma eravamo a conoscenza del suo handicap, un grave deficit mentale e motorio. La vera eroina di questa storia é la sua mamma Aster, che ogni giorno carica Immut sulle spalle già curve dal tanto lavoro nei campi, portandola sempre con se per chilometri. E una vera eroina è la mamma che, in questa meravigliosa lettera, esprime un immenso amore per il suo bambino, nonostante le difficoltà che affronta ogni giorno. Una mamma etiope ed una mamma italiana legate dallo stesso filo di sofferenza e amore.
                                                                                                              Tiziana

 

“Madre coraggio”

"Sono la mamma di un bambino “speciale”. Essere mamma è difficile, la nascita, la crescita, le paure, le malattie, ma essere mamma di un bambino disabile è ancora più difficile. Devi scontrarti con la realtà, sognavi un bambino e te ne ritrovi un altro, un bambino cui non avevi mai pensato e ti chiedi: ma perché proprio a me? Ci sono emozioni, paure, rabbia che sono dentro di te, cerchi di capire, combattere, accettare questa cosa che ti spaventa, vai avanti sapendo di dover andare incontro a tanti dolori, ma anche a tante gioie. Ogni conquista fatta è una gioia, è una felicità che nemmeno sai spiegare. Poi arriva inevitabile l’età scolastica, tutti che lo guardano in  modo diverso, commiserazione, disprezzo, a volte falsi sorrisi e tu devi convivere con tutto questo. Vuoi che rispettino tuo figlio, vuoi che non venga trattato da diverso, anche se le stesse maestre ricalcano certi comportamenti, come per farti pesare che lui è così. Quante cose ho mandato giù: rabbia, dolore, solitudine. Ora è cresciuto, va alla scuola elementare, ma ancora è emarginato, non soltanto dai bambini, ma anche dai genitori, e mi chiedo: perché la disabilità o la diversità fa così paura? Da così fastidio un bambino diverso? E’ giusto tenerlo in disparte? Non si fa male soltanto a lui, ma anche a chi gli sta intorno. Vorrei fare un appello a tutte le mamme che leggono questa mia lettera: insegna a tuo figlio a non scherzare, a non deridere il bambino con problemi, il bambino che fa più fatica… ma insegna a tuo figlio ad aiutarlo.
Ma, se anche a te mamma dà fastidio vederlo, beh, ringrazia soltanto che tuo figlio non è così. Una mamma un giorno mi ha detto: ringrazio soltanto che mia figlia è normale, ma non si può mai sapere. E’ una frase che mi ha fatto riflettere! Io credo che invece di giudicare, scherzare e allontanare questi bambini, dovremmo tutti imparare ad accettarli e aiutarli non credi? Soltanto un sorriso vero può aiutare una mamma con mille difficoltà, una mamma che combatte per i diritti di suo figlio. Queste mamme sono da ammirare non da evitare. E’ difficile essere mamma, ed esserlo di un bambino diverso lo è di più! Amo mio figlio e non lo cambierei con nessun altro, anzi, lo devo ringraziare perché in questa breve vita vissuta con sofferenza e coraggio, mi ha insegnato tanto e mi ha fatto crescere come persona. E a voi che leggete dico: non guardatelo con aria di commiserazione, guardatelo semplicemente per quello che è, ammirate la gioia e la spensieratezza che c’è in lui e riflettete sulla strada che ha fatto per essere lì.
Scusate lo sfogo, ma provo questo tutti i giorni ed è tristissimo. Fa veramente male sentirsi soli nel dolore. 
Grazie per avermi ascoltato".

                                                                                       La mamma di un bambino “speciale” 

"So che non è facile,
ma rispondi all’ignoranza con un sorriso,
ne uscirai sempre vincente!
"

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