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Ricordiamo i nostri cari

2 novembre 2013




Ricordiamo i nostri cari






Non è casuale l’immagine del ponte.

Quando una persona cara ci lascia, dobbiamo costruire un ponte per rimanere legati l’uno all’altro.
Il ponte è il ricordo, capace di render presente il bene e l’amore che i nostri cari hanno seminato nei nostri cuori.
Il ponte è la preghiera, perché nell’ascolto e nel dialogo con Dio ci ritroviamo tutti in una fraternità che non avrà mai fine.
Il ponte è la loro testimonianza, fatta di servizio e generosità, che ci sprona a costruire ponti tra gli uomini riconoscendo nel prossimo, vicino e lontano, fratelli da accogliere ed amare.

Sono proprio i nostri cari che ci invitano ad essere guida e luce per i poveri, per chi ha più bisogno del nostro aiuto mediante la condivisione fraterna e il concreto servizio.

Come il Signore si mostra a noi, anche noi mostriamo il nostro volto solidale.
Come il Signore viene incontro a ciascuno di noi, anche noi muoviamoci verso l’altro.

Un ponte di carità chiede di essere attraversato. 

(fra Maurizio Annoni)

Pr amare da vicino





Per amare da vicino





Per essere missionari non importa partire per un Paese lontano. Si può anche restare a casa propria. Basta far prendere il largo al proprio cuore e alla propria mente perché si aprano a quel desiderio di solidarietà che è insito in ogni voglia di Missione.

Il sostegno a distanza può aiutare a far questo sin da subito, senza rivoluzioni di vita.

La proposta della nostra Associazione è ormai nota a tutti: impegnarsi a sostenere un bambino di Dubbo (Etiopia) garantendogli beni primari come la scuola, cure mediche, alimentazione quotidiana. In sostanza un modo migliore di vivere.

Per questi bambini sarà una opportunità di crescere senza essere sradicato dal proprio ambiente abituale e per noi sarà un’occasione per imparare uno stile di vita più solidale.

Certo, l’adozione a distanza è un impegno che non si può fermare ad un contributo di un solo anno. Questi bambini devono avere la possibilità di avere istruzione, salute e sostentamento per più anni. Purtroppo non è possibile dare un aiuto precario sull’onda di una emozione. Illudere le famiglie e poi abbandonarle è una crudeltà da evitare.

La gratitudine delle famiglie e il sorriso dei bimbi saranno prima di tutto un arricchimento per noi stessi .

Da parte nostra sono sempre garantiti la massima serietà e impegno nella realizzazione di questi importanti progetti .

Sulle strade del mondo

Giornata Missionaria Mondiale





Sulle strade del mondo





Dal messaggio del Papa.

Cari fratelli e sorelle, quest’anno celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale mentre si sta concludendo “l’anno della fede”, occasione importante per rafforzare la nostra amicizia con il Signore e il nostro cammino come Chiesa che annuncia con coraggio il Vangelo (...).

La fede è un dono che non si può tenere solo per se stessi, ma che va condiviso. Se noi vogliamo tenerlo soltanto per noi stessi, diventeremo cristiani isolati, sterili e ammalati.
L’annuncio del Vangelo fa parte dell’essere discepoli di Cristo ed è un impegno costante che anima tutta la vita della Chiesa (...).

La missionarietà non è solo una questione di territori geografici, ma di popoli, di culture e di singole persone.
Il nostro impegno apostolico non è completo se non contiene il proposito di rendere testimonianza a Cristo di fronte alle nazioni e a tutti i popoli (...).

Dobbiamo avere sempre il coraggio e la gioia di proporre con rispetto l’incontro con Cristo, di farci portatori del Suo Vangelo (...).

Non si può annunciare Cristo senza la Chiesa. Evangelizzare non è mai un atto individuale e privato ma sempre ecclesiale.
Questo dà forza alla Missione e fa sentire ad ogni missionario che non è mai solo ma parte di un unico Corpo animato dallo Spirito Santo.

Dal sangue di Cristo al sangue che salva l'umanità

Giornata Missionaria Mondiale



Dal sangue di Cristo

al sangue che salva l'umanità




"Lasciano i propri paesi pronti a sacrificare la vita pur di portare l’amore di Gesù ai poveri e ai bisognosi di tutto il mondo".

Dio non si lascia mai vincere in generosità”. Deve essere per questo che l’amore missionario nel mondo non si disperde, non si affievolisce, ma viene rinnovato ogni volta, in una staffetta di altruismo tra generazioni. Del resto i numeri divulgati da Fides, l’agenzia di informazione internazionale del Vaticano, lo confermano. Nel 2012 i missionari laici nel mondo hanno avuto un aumento globale di 15.276 persone rispetto al 2011.

Ma chi sono di fatto i missionari? Secondo il poeta Davide Randoni, sono figure che assommano in sé le virtù di Ulisse e di Gesù. Il primo che girovaga per decenni, il secondo che dal cielo scende sulla terra per farsi servo e morire sulla croce.

Forse, più semplicemente, sono sacerdoti, suore, laici disposti ad abbandonare il proprio paese d’origine, con le sue rassicuranti certezze, per luoghi dove non c’è la sveglia ma ci si alza all’alba. Dove spesso non ci sono scuole, né ospedali. Dove può mancare il cibo, e anche l’acqua. Dove si può morire per un si o per un no. Dove la vita è più precaria. Tutto questo per far conoscere e far toccare con mano l’amore di Dio.

A volte, capita che questi territori dilaniati, inariditi dalla miseria, si macchino del sangue più innocente: quello di chi ha attraversato continenti ed è li proprio per dare una mano. Nel 2012 sono stati uccisi dodici operatori pastorali, quasi tutti sacerdoti: per la precisione, dieci sacerdoti, una religiosa, una laica.

Per il quarto anno consecutivo, con il numero più elevato di operatori pastorali uccisi, figura al primo posto l’America, bagnata dal sangue di sei sacerdoti. Segue l’Africa, dove sono stati uccisi tre sacerdoti e una religiosa. Quindi l’Asia dove hanno trovato la morte un sacerdote e una laica.

Papa Francesco ci invita a sostenere i missionari, in occasione dell’87esima Giornata Missionari Mondiale.

“L’uomo del nostro tempo ha bisogno di una luce sicura che rischiara la sua strada e che solo l’incontro con Cristo può donare. Portiamo a questo mondo, con la nostra testimonianza, con amore, la speranza donata dalla fede. La missionarietà della Chiesa non è proselitismo, bensì testimonianza di vita che illumina il cammino, che porta speranza e amore”.

(dalla rivista di Cuore Amico)

Il più grande spettacolo dopo il big bang





Il più grande spettacolo

dopo il big bang... siamo noi





Amo l’Italia. Ritornando dai viaggi all’estero penso sempre con sollievo alla gioia di vivere nel Paese più bello del mondo.

Ma devo dire che la perenne adolescenza nella quale ci stiamo dibattendo è ormai tracimata ed è diventata insopportabile.
Un popolo guidato purtroppo da caciaroni inconcludenti.
Un popolo che non riesce ad uscire dal pantano in cui si è ficcato volontariamente.
Frutto del carattere lassista e “alla spera in Dio” che ci hanno tramandato i dediti alla “dolce vita”.

Ebbene non è così!

Rivendico lo spirito di sacrificio, l’operosità, il genio e l’ingegno, la bellezza, la capacità di risorgere dalle sfortune e dalle disgrazie.

Rivendico l’orgoglio con il quale sappiamo raddrizzare la schiena dopo le catastrofi naturali o prodotte dall’uomo.

Rivendico l’accoglienza. Si l’accoglienza che con pochi mezzi, a volte senza altro aiuto che la buona volontà, sappiamo ancora dare a tutta quell’umanità disperata che si affaccia al nostro Paese.

Mi indigno per l’inettitudine di chi dovrebbe decidere e non decide.
Di chi falsa le notizie sulla stampa e alla Tv, di chi cerca sempre di sminuire i valori, di chi potrebbe aiutare e non lo fa lasciando ai più poveri l’iniziativa e il peso di aiutare altri più poveri.

Mi indigno di fronte all’indifferenza, al pressapochismo, al lasciare sempre agli altri ogni iniziativa.

Credo nella bontà, nell’intelligenza, nella generosità di un popolo ha la volontà di risorgere, che è capace di rimboccarsi le maniche, di chi non si arrende, di chi non affida ad una depressione cronica la non voglia di fare.

Credo che dobbiamo tutti insieme recuperare la Fede, quella con la F maiuscola, senza pietismi nè sdolcinature.

Perché siamo uomini e come tali dobbiamo comportarci e abbiamo responsabilità di fronte ai nostri simili.

Anche e soprattutto noi Italiani, avamposto della disperazione di tanti fratelli, ai quali si negano tutti i diritti, compreso quello alla vita.

Tocca a noi tutti: non c’è un unico responsabile, non c’è qualcuno a cui delegare, non c’è nessuno che può fare al posto nostro.

Tocca a noi.

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