Se Cristo tornasse
“Se Cristo tornasse oggi tra noi, la gente non lo metterebbe più in croce. Lo inviterebbe a cena, lo ascolterebbe e gli riderebbe dietro le spalle” (Thomas Carlyle)
Non sono pochi i film che hanno immaginato un ritorno di Cristo per le strade di oggi, all’interno dei palazzi delle nostre metropoli e persino nelle chiese a lui consacrate.
Ma se dovessimo immaginare un suo ritorno in mezzo a noi, potremmo forse correre il rischio di dar ragione allo storico scozzese a cui dobbiamo la frase sopra proposta. Eppure lui faceva questa affermazione nell’Ottocento. Oggi sarebbe ancora peggio. Potrebbe capitare a Gesù, con quei lineamenti un po’ orientali, di esser fermato per un controllo dei documenti.
L’elemento che vorrei sottolineare è però quello della derisione benevola. No, non è una esagerazione teatrale o narrativa. Tanti cristiani non prendono sul serio il cristianesimo con le sue verità e le scelte che esige. Un’infarinatura di preghiere e di qualche opera buona non è una risposta al discorso della montagna e ai suoi appelli, così come una vaga conoscenza dei Vangeli non copre la richiesta che Cristo avanza di adesione alla sua rivelazione di verità, di amore, di libertà. Le sue parole, se ridotte a dialogo di società, si spengono, perché esse in realtà hanno il fuoco dentro e vorrebbero invece accendersi nelle menti e nelle anime.
Non si può solo lasciarlo parlare e poi irriderlo perché è “esagerato”. Eppure è questo il rischio che stiamo correndo nel grigiore dei nostri giorni.
Da “Le parole del mattino” di Gianfranco Ravasi