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Missionari.

 

  

Un bene prezioso

  



Ci camminano accanto. La manina stretta nella nostra. Ci sorridono o piangono per cercare la nostra attenzione. Li sottovalutiamo considerandoli corollario alla nostra vita.
Ed invece ne sono il fulcro.
Sono il presente ed il futuro sul quale è fondata la nostra stessa esistenza.
Da piccoli sono una spugna che ha la capacità di assorbire tutto. Captano magicamente le nostre intenzioni, copiano i nostri atteggiamenti, le nostre parole.
Una grandissima responsabilità, la nostra. Se speriamo in un mondo migliore, delusi da quello che ci sta attorno, dobbiamo forgiare  la loro personalità con pensieri positivi. Spetta a noi educatori questo meraviglioso e terribile compito.
I genitori, gli insegnati, i nonni...
Nel nostro mondo attuale la figura dei nonni è diventata centrale. La necessità di affiancare mamma e papà che lavorano fa si che per i nonni spunti una nuova giovinezza nell’impegno quotidiano dell’accudire i piccoli.
E’ un arricchimento che riempie il cuore e fa allontanare i pensieri tristi. La solitudine è passato remoto,  il disimpegno un pensiero  obsoleto, il domani un’idea che fa sorridere.

 

"Sarà difficile diventar grande

Prima che lo diventi anche tu

Tu che farai tutte quelle domande

Io fingerò di saperne di più

Sarà difficile

Ma sarà come deve essere

Metterò via i giochi

Proverò a crescere..."

(A modo tuo - Ligabue)

 

 

Missionari.

 

  

Missionari

  



Quando siamo presenti con i nostri stand espositivi nelle varie piazze mi sorge spontanea una riflessione.
Mi domando se sono consapevole fino in fondo di essere una testimone della fede, una missionaria.
Gesù ci ha comandato di testimoniarlo con la nostra vita e le nostre opere. Con il mio comportamento sono sua testimone?
Non esagero, credete amici. Leggo negli occhi della gente che si avvicina a noi un desiderio di trovare valori veri. Un bisogno d’essere parte di qualcosa che va al di là della vita di tutti giorni con le sue difficoltà e le sue battaglie. Qualcosa che vive oltre la nostra vita perché gli ideali non muoiono mai!
Una giornata vissuta sotto il sole cocente, condividendo i sacrifici e la gioia di tante altre persone come noi, vale di più di tante parole.
Sono “imprese” modeste le nostre ma se vissute con lo spirito giusto ci fanno guadagnare punti di credibilità.
Le nostre gocce vanno ad ingrossare il mare: ne siamo certi, sempre, fermamente.

Gabriella

 

 

L'arte dell'ascolto.


  

L'arte dell'ascolto

 

 

 

In un mondo sempre più frettoloso e distratto rischiamo di non avere più tempo a disposizione per dare ascolto a quanti ci chiedono un consiglio, un’indicazione.

A volte le domande sono banali, talora invece si tratta di saper dedicare un po’ di tempo per ascoltare ciò che turba il cuore di chi ci chiede un consiglio per andare avanti con più fiducia nel cammino della sua vita.

Per questo è necessario recuperare l’arte dell’ascolto che sa dare tempo e, soprattutto, sa offrire il servizio di un’attenzione che parte dal cuore. Per fare questo è necessario sapersi distaccare da se stessi per chinarsi verso il bisogno che l’altro ha di essere compreso.

Tutti siamo, più o meno consapevolmente, immersi nella fatica quotidiana di fare scelte. Non c’è nessuno che non abbia bisogno di essere ascoltato e consigliato, come pure tutti - in modi diversi - siamo chiamati a dare qualche consiglio, che può essere banale o estremamente decisivo.

Tutte le situazioni - dalle più insignificanti alle più gravi - esigono discernimento e riflessione.

Ascoltare per consigliare e parlare per chiedere un consiglio esigono quotidianamente un esercizio generoso che ha bisogno anche di uno stile non impositivo e supponente, ma fraterno e umile.

(da “Credere” n.31)

 

Amare la vita.

 


  

Amare la vita

 

 

 

Ci sposammo e vivemmo insieme settant’anni,

stando allegri, lavorando, allevando dodici figli…

A novantasei anni avevo vissuto abbastanza…

E passai a un dolce riposo.

Cos’è questo continuo lamentarsi di dolori e di stanchezza,

di ira, di scontento e di speranze fallite?

Figli e figlie degeneri,

la vita è  troppo forte per voi:

ci vuole vita per amare la VITA!

(Edgar Lee Masters)

Capita anche a me, quando ritorno nel piccolo camposanto della Brianza ove sono sepolti i miei genitori, di passare lentamente per i vialetti, leggendo certe epigrafi e risalendo ai volti noti della mia infanzia.
E’ quello che aveva fatto anche il poeta americano Edgar Lee Masters immaginando per ognuna delle lapidi di un cimitero del Midwest un epigramma che raccontasse tante microstorie con le loro grandezze e miserie, la generosità e l’ipocrisia, la verità e le menzogne.
Nacque così quell’Antologia di Spoon River dal successo folgorante.
Ed è nelle sue pagine che sono andato a cercare l’autoritratto di una certa Lucinda Matlock le cui parole semplici sono un monito anche per i figli degeneri che siamo noi...
…ed ecco la sua lezione: per amare la VITA è necessario viverla in pienezza, anche nelle sue ombre, nelle sue tempeste, nelle fatiche.
Voi siete troppo superficiali” vuole dire questa vecchia mamma “e non sapete vivere questa VITA forte eppur bella, severa eppur affascinante”.

(Da:”Le parole del mattino” di Gianfranco Ravasi)

Terremoto Amatrice


 

 


La dignità nella catastrofe

 

 

 

Una grande lezione  questa mattina alle esequie delle prime vittime del terremoto del 24 agosto.

Il dolore composto dei parenti seduti accanto a quelle bare mi ha toccato profondamente. Così come le parole del vescovo mons. Giovanni d’Ercole: Un terremoto è la fine: un boia notturno venuto a strapparci di dosso la vita. La nostra terra, però, è popolata di gente che non si scoraggia. Non abbiate paura di gridare la vostra sofferenza, ma non perdete coraggio abbiamo pianto e sofferto insieme ma ora è il momento della speranza”.

Anche noi chiediamo a Dio “E ora che si fa?” sgomenti e inorriditi di fronte a tanto dolore.

Che si fa di fronte alla distruzione di tutto quello che hai costruito nella vita, della tua famiglia, dei tuoi affetti più cari? Può la fede aiutare a rialzarsi per ricominciare ancora a vivere?

Sappiamo per esperienze già vissute come il circo mediatico (e non solo) sia rapido nell’abbandonare questi teatri di devastazioni. A volte leggiamo di situazioni passate da decenni ma non ancora risolte nonostante tutte le promesse. La macchina della burocrazia stritola la buona volontà bloccando e ingarbugliando.

Spero che questa volta un impeto di responsabilità farà in modo che ciò non avvenga.

Anche la nostra Associazione si sta attivando per contribuire attraverso canali sicuri. Doneremo aiuti concreti come siamo abituati a fare certi che la nostra offerta confluirà in opere giuste.

Non dimenticheremo così come non abbiamo dimenticato l’Emilia, L’Aquila e altre tragiche realtà. Ho visto con i miei occhi il Friuli risorto da un terremoto altrettanto devastante come questo. Le fotografie di quelle pietre allineate e numerate perché venissero riusate come dovevano essere per ricostruire.

Auguriamo ai nostri fratelli il coraggio di riprendere la vita: forza non sarete soli!

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